Diabete, una patologia che aumenta con l’età

Pubblicato in Salute

Nel 2009 il diabete è stato riconosciuto quale causa principale di morte in 20.760 casi. Nello stesso anno sono, inoltre, ben 71.978 i decessi per i quali nella scheda di morte è indicata anche questa patologia. Nel 2011 sono quasi 3 milioni le persone che dichiarano di esserne affette, di più nelle classi meno abbienti dove i fattori di rischio, quali obesità e inattività fisica, sono più comuni. Valori superiori alla media si registrano al Sud, dove risiedono 900 mila diabetici, contro 650 mila al Nordovest, 600 mila al Centro, 450 mila al Nord-est e circa 350 mila nelle Isole. Le probabilità che la malattia si presenti aumenta con il crescere dell'età: oltre i 75 anni almeno una persona su cinque ne è affetta. Su 100 diabetici 80 hanno più di 65 anni e 40 più di 75. Le complicanze possono essere estremamente invalidanti e compromettere la funzionalità di organi essenziali quali: cuore (infarto del miocardio, cardiopatie), reni (insufficienza renale), vasi sanguigni (ipertensione o altre malattie cardiovascolari, ictus, ecc.), occhi (glaucoma, retinopatie, ecc.), soprattutto se il paziente sottovaluta e, di conseguenza, non tiene conto della prevenzione. Ma cosa è il diabete? E' una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) e dovuta a un'alterata quantità o funzionalità dell'insulina, l'ormone, prodotto dal pancreas che consente al glucosio l'ingresso nelle cellule ed il suo conseguente utilizzo come fonte energetica. In presenza di alterazioni, questo si accumula nel circolo sanguigno. Esistono due tipologie. Il diabete di tipo 1 riguarda circa il 10% della popolazione affetta ed in genere insorge nell'infanzia o nell'adolescenza. In esso, il pancreas non produce insulina, a causa della distruzione delle cellule ß deputate alla produzione di questo ormone: è quindi necessario iniettarla ogni giorno e per tutta la vita. La velocità di distruzione delle ß-cellule è, comunque, piuttosto variabile, ragion per cui la malattia può caratterizzarsi da un'insorgenza rapida, solitamente nei bambini e negli adolescenti, e più lenta negli adulti (in questi rari casi si parla di una forma particolare, detta LADA: Late Autommune Diabetes in Adults). Le cause restano parzialmente sconosciute, ma caratteristica è la presenza nel sangue di anticorpi diretti contro antigeni presenti a livello delle cellule che producono insulina detti ICA, GAD, IA-2, IA-2ß. Questa azione dannosa, potrebbe essere legata a fattori ambientali (tra i quali sono stati chiamati in causa fattori dietetici) o genetici, individuati nella predisposizione a reagire contro fenomeni esterni, tra cui virus e batteri. Il diabete di tipo 2 è la forma più comune e rappresenta circa il 90% dei casi. La causa è ancora ignota, anche se è certo che il pancreas è in grado di produrre insulina, ma le cellule dell'organismo non riescono poi a utilizzarla. In genere si manifesta dopo i 30-40 anni e numerosi fattori di rischio sono stati riconosciuti associarsi alla sua insorgenza. Tra questi: la familiarità, lo scarso esercizio fisico, il sovrappeso e l'appartenenza ad alcune etnie. Riguardo il primo di questi, circa il 40% degli ammalati ha parenti di primo grado (genitori, fratelli) affetti dalla stessa malattia, mentre nei gemelli monozigoti la concordanza si avvicina al 100%, suggerendo una forte componente ereditaria. Ritroviamo, anche qui, forme rare, dette MODY (Maturity Onset Diabetes of the Young), caratterizzate da un esordio giovanile associato a rari difetti genetici a livello dei meccanismi intracellulari di azione dell'insulina. In genere non viene diagnosticato per molti anni in quanto l'iperglicemia si sviluppa gradualmente ed, al principio, non è severo al punto da manifestare i classici sintomi. Solitamente la diagnosi avviene casualmente o in concomitanza con una situazione di stress fisico, quale infezioni o interventi chirurgici. Il rischio aumenta con l'età, l'obesità e la mancanza di attività fisica: questa osservazione consente strategie di prevenzione "primaria", cioè interventi in grado di prevenire l'insorgenza della malattia quali, soprattutto, l'attuazione di uno stile di vita adeguato che rispetti gli aspetti nutrizionali e comprenda l'esercizio fisico. Il diabete viene anche etichettato come "malattia silenziosa'' perché, agli esordi, il paziente non avverte alcun disturbo soggettivo oppure sono lievi e comuni al punto da essere confusi o attribuiti ad altri disturbi. Come per la maggior parte delle patologie, si hanno migliori risultati e riduzione dei rischi se tenuta sotto controllo grazie all'aiuto di un diabetologo. A tal proposito la medicina, in Italia e non solo, si è mossa in una inconsueta direzione, addestrando i cani in maniera tale da prevenire e curare il diabete tipo 1, essendo in grado di riconoscere le variazioni di glucosio nel sangue.. Dal 2012, nel Lecchese, Daniela Cardillo, laureata in tecniche di allevamento del cane di razza ed educazione cinofila e responsabile del programma Greendogs Cani per diabetici si occupa proprio di questo. Dopo aver lavorato con Victoria Stilwell, famosa dog trainer americana e protagonista della celebre serie tv "Basta, o io o il cane", ha portato avanti il progetto anche in Italia. Il segreto sta chiaramente nell'olfatto, molto più sviluppato rispetto a quello umano. In caso di ipoglicemia o iperglicemia viene rilasciato dal diabetico un particolare odore nella saliva e nel sudore, impercettibile al nostro naso, ma che il cane è in grado di riconoscere, se adeguatamente addestrato. È possibile insegnare loro riconoscerlo ed a mettere in atto un comportamento di emergenza. Gli amici a quattro zampe, possono dunque risultare di grande aiuto, ma non si possono certo sostituire alla diagnosi, ai controlli ed alle terapie tradizionali. Ogni razza si può addestrare a questo scopo ma, studi recenti hanno dimostrato che quelle a muso corto hanno maggiore difficoltà. È possibile selezionarne uno che già viva in famiglia o da canile o allevamento. Fondamentale è il buon rapporto col padrone e la sua predisposizione all'apprendimento. In caso di emergenza, trascorso molto tempo tra una misurazione e l'altra di glucosio andando dunque incontro a crisi ipoglicemiche notturne col rischio di coma glicemico, il cane può essere addestrato ad una serie di mansioni concordate col paziente o la famiglia. Può, ad esempio, recuperare il kit di emergenza, o aprire la dispensa e portare del succo di frutta o, con i bambini, avvisare i genitori nel modo che si stabilisce: leccando una mano, saltando sul letto e così via: ogni percorso è personalizzato. Non più, dunque, solo compagni di avventure ma infermieri ed assistenti allo scopo di dare un po' di voce a questa silente malattia.

Seguici su Facebook