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Musica: "Ma è tutto ok", i Poveroalbert lanciano il loro album d'esordio

Pubblicato in Cultura

Ci dicono che è tutto ok e noi ci crediamo: a dirlo, attraverso parole, musica e passione, è la band campana dei Poveroalbert. Il 31 marzo è uscito il loro disco d'esordio, autoprodotto, da titolo "Ma è tutto ok": "un disco che parla soprattutto di addii e dei mostri che lasciano sotto al letto… Non è un disco triste. E' la crosta di una ferita che accarezzi con le dita." Così descrivono il loro primo "bimbo", "nato in case troppo grandi, in camere d'albergo troppo ordinate, durante conversazioni troppo noiose con persone troppo convinte". Sempre per usare le loro parole, alle quali affiancano magistralmente un'ardita sperimentazione musicale. Hanno iniziato nel lontano 2009, con un altro nome, suonando pezzi dei Radiohead. Eppure, è forte l'esigenza di scrivere, sperimentare, giocare tra e con note e parole, fino a produrre inediti in italiano con sonorità vicine, però, più al mondo inglese che alle produzioni indipendenti italiane. Dal 2009, ne passano di anni e di esperienze, che portano la band a vincere doversi contest, quali Prove di Rock nel 2013, Mamamù Lab Contest nel 2014 e Insomnia Music Contest nel 2015. Una gavetta che li ha portati a suonare con gruppi come Fast Animals and Slow Kids e Lo Stato Sociale. Vincenzo Boellis, Daniele Freschi, Gianpaolo Maesano, Paolo Tedesco e Fabrizio Marco Vassallo: ecco i nomi che si celano dietro la band. Ragazzi che provano a farsi strada nel difficile mondo della musica emergente porgendo come biglietto da visita 8 brani inediti più intro, in un viaggio tra influenze indie e rock, condite da introspezione, riflessione e personalizzazione. Un album che definiscono schietto e sincero, che si propone di arrivare dritto al cuore dell'ascoltatore, ma che ha anche la stessa forza di un pugno nello stomaco. Un pugno che colpisce attraverso testi e musiche dal suono e dal sapore degli addii, delle cose non successe, del fallimento, della rabbia e del disincanto, in una costante oscillazione tra luce e buio, tra la nostalgia delle ballate e la potenza di un urlo disarmante. Un urlo che va a stanare i mostri nascosti sotto al letto, quelle ataviche paure che accolgono l'ascoltatore in un rassicurante vortice di sonorità mai uguali a se stesse. Dall'album è stato estratto il singolo "Canzone per la tua sicurezza": il videoclip, ospitato in anteprima da Rolling Stones Italia proprio in questi giorni, è stato diretto dal chitarrista Fabrizio Vassallo. Un lavoro complesso e inquietante, pieno di maschere e oscurità, "un pezzo codardo, che serve a mettersi la coscienza a posto per non essere stati in grado di rimanere o di ritornare. È il discorso di un vigliacco allo specchio e, allo stesso tempo, un manifesto di scuse, perché alcuni cambiamenti sono fuori dal nostro controllo": così lo ha definito il regista e cantante del gruppo. Un pezzo fragile, di cui averne cura. Un disco che rappresenta la sintesi di un percorso, ma anche l'inizio di una nuova ricerca.