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Criptorchidismo: un disturbo dei testicoli

Pubblicato in Salute

L'abbozzo testicolare si forma nell'utero, a livello del polo inferiore del rene. Da questa posizione, il testicolo migra lungo il tragitto che, attraversando il canale inguinale, lo porterà? al fondo della borsa scrotale nel corso del settimo mese di gravidanza. Un arresto di questa migrazione, a qualsiasi livello, determina il criptorchidismo, la condizione patologica nella quale, uno o entrambi i testicoli non sono visibili all'interno della sacca scrotale ed, in alcuni pazienti, non risultano neppure palpabili. Il 3% dei maschi nati a termine, e fino al 45% di quelli prematuri, ne è affetto; La percentuale scende all' 1% dai 3 mesi di età. La necessita? di un trattamento è connessa a problemi quali l'infertilita? (anche nei pazienti con criptorchidismo monolaterale), l'aumento della frequenza di neoplasie testicolari, l'aumento del rischio di torsioni e traumi contro l'osso pubico nonchè i possibili risvolti psicologici. La terapia consiste nel riposizionamento chirurgico del testicolo nello scroto (orchidopessi) che non elimina del tutto, però, l'insorgenza di possibili problemi a lungo termine quali la sterilita?, l'infertilita? e lo sviluppo di tumori maligni. Come intuibile, la diagnosi non risulta particolarmente complessa; in particolare, nei casi di criptorchidismo monolaterale senza ipospadia (anomalo sviluppo dell'uretra), gli accertamenti di laboratorio non sono indispensabili in quanto, già dal semplice esame obiettivo, il medico evince il disturbo del paziente. Situazione differente, invece, nelle forme bilaterali o monolaterali con ipospadia, nelle quali, considerando la possibilità di un'anorchia (assenza di entrambi i testicoli), sono pressoché imprescindibili alcuni accertamenti diagnostici di laboratorio: LH, FSH, cariogramma (rappresentazione del corredo cromosomico di una cellula/individuo) e valutazione del testosterone pre/post stimolazione con hCG (Human chorionic gonadotropin). Il trattamento ormonale e? stato ampiamente utilizzato in Europa per indurre la discesa del testicolo; esso risulta più? efficace nelle ritenzioni basse. Alcuni meta-analisi concludono che l'efficacia della terapia ormonale nelle forme primarie e? inferiore al 20%. D'altra parte, oggi si scoraggia l'uso della terapia ormonale che, invece, puo? essere utile dopo intervento di orchidopessi, per migliorare la qualità? dello sperma in pazienti ad alto rischio. L'intervento standard di orchidopessi è quello di Shoemaker. Questa tecnica prevede un'incisione inguinale, la localizzazione e l'isolamento del testicolo, e quindi del funicolo spermatico, la sezione del gubernaculum, la separazione dei vasi sanguigni e del deferente dal dotto peritoneo- vaginale e la chiusura dello stesso a livello dell'anello inguinale interno. Un'ulteriore allungamento del funicolo puo? essere ottenuto liberando i vasi nel retroperitoneo. Il testicolo, cosi? mobilizzato, viene, quindi, collocato e fissato in una tasca sottodartoica, realizzata previa incisione dello scroto omolaterale. In alcuni casi e? possibile eseguire l'orchidopessi con un unico approccio transcrotale (intervento di A. Bianchi). Altre tecniche chirurgiche, come quella di Fowler-Stephens, sono utilizzate in casi specifici di testicoli intraddominali e/o con funicolo spermatico molto corto. Se sottovalutata, e non prestate le dovute attenzioni in età giovane, questa patologia potrebbe indurre, nell'adulto, problemi di fertilità. È vergognoso che al giorno d'oggi siano ancora così frequenti errori che incidano sulla vita futura del paziente. Sarebbe adeguato, quindi, sensibilizzare maggiormente la popolazione anche mediante adeguate campagne di prevenzione.