Venerdì, 19 Aprile 2024 17:18

Andiamo a procreare: la campagna del ministro Lorenzin tra gaffe e polemiche

Pubblicato in Politica

“La bellezza non ha età, la fertilità sì.”: ed è subito polemica. Questo è solo uno degli slogan ideati per il “Fertility day”, giornata dedicata alla sensibilizzazione sul tema della fertilità e sul rischio della denatalità. È la prima volta che un’iniziativa del genere viene istituita in Italia; in altri paesi, infatti, le iniziative dedicate alla fertilità sono spesso rivolte a chi soffre di infertilità, come in Irlanda e Nuova Zelanda. La giornata di sensibilizzazione rientra nel Piano Nazionale per la Fertilità, che si prefigge di informare i cittadini, fornire assistenza sanitaria qualificata, riposizionare la fertilità come bisogno fondamentale della società. Varie città e comuni italiani hanno aderito all'iniziativa, organizzando tavole rotonde con esperti della materia, operatori sanitari, rappresentanti degli ordini professionali e associazioni; sono stati inoltre ideati i Villaggi della Fertilità per offrire consigli e screening gratuiti; è stata attivata una campagna di comunicazione sui social network, è stato realizzato un sito e tanto materiale promozionale. Buoni gli intenti, scarsi i risultati. Dalla campagna pubblicitaria agli slogan, infatti, pare che ogni cosa abbia destato l’ira dei cittadini, già un mese prima dell’evento. “Sballato. Dopato. Fumato. Fertile?”. "Genitori giovani. Il modo migliore per essere creativi". Sono alcuni tra gli slogan che hanno suscitato le polemiche più aspre, sostituiti subito da una più sobria scritta nera e un nodo rosso. Eppure, dopo cicogne, clessidre e banane avvizzite, è arrivato un opuscolo, ritirato dopo solo giornata, che ha aperto le porte ad un'indagine interna a seguito della quale la Lorenzin ha revocato il mandato al direttore generale per la comunicazione del ministero. Più che fertility day, sembra essere il polemica day. Agli italiani proprio non va giù che si decida riguardo la loro capacità – e soprattutto volontà – riproduttiva e procreativa. Non va giù che il binomio vita sana-fertilità venga tradotto iconograficamente in un confronto bianchi contro neri, buoni contro cattivi. Il ministero ha subito replicato dicendo che il razzismo è negli occhi di chi guarda e che tra i soggetti dell’opuscolo non ci sia un 'nero' bensì un ragazzo come gli altri. Intanto, però, l’opuscolo è stato ritirato. Così come le varie scenette, i slogan, le immagini. Ciò che gli italiani condannano, sono le velate ma pungenti frecciatine vero quei precari che ogni giorno lottano per costruirsi una famiglia, le donne single, le lavoratrici che non vogliono avere figli, le coppie in cerca di stabilità economica, coppie omosessuali, coppie in attesa di un figlio che proprio non riesce ad arrivare. Più che non “creativi”, i giovani si sono sentiti non tutelati; più che invogliati alla procreazione, si sono sentiti giudicati nella loro intimità. Che il tema della denatalità sia un problema serio, è assodato. I dati dell'Istat evidenziano come i nuovi nati siano in costante diminuzione. Nel 2015, le nascite sono state 488 mila (-15 mila), nuovo minimo storico dall'Unità d'Italia. Forse, però, in un paese con il tasso di disoccupazione altissimo, dove la preoccupazione primaria è arrivare a fine giornata – e a volte anche a fine mese- c’è davvero poco spazio per la creatività e la fecondità, di pensiero e non solo. Vada per l’informazione, quella proficua ed imparziale; vada per la prevenzione, purchè sia incentivata con le giuste politiche economiche e sociali. Chissà se questo “fertility day” sia stato un totale fallimento o abbia comunque aperto menti, coscienze, nuove prospettive e possibilità? Ai posteri l’ardua sentenza. Sempre che, di posteri, con questi presupposti, ce ne siano ancora nel futuro.

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