Giovedì, 18 Aprile 2024 20:01

Referendum: io ho votato "No"!

Pubblicato in Politica

Io ho votato "NO". Immagino, cari Colleghi, che non aveste dubbi in merito. E, come in quella bellissima canzone romana ("Lella"), "Ve lo vojo dì", proseguendo con una seconda puntata della mia personalissima "avvelenata" di gucciniana memoria. Dunque: io sono solo uno dei venti milioni di volti (ciascuna scheda-bomba ne ha dipinto in incognito sulla testata un suo proprio, unico e irripetibile) del bombardamento a tappeto contro il "monstrum" della bocciata riforma costituzionale. Però, Vi giuro, ho dimenticato la mia "pancia" tenendo ben integro e vigile il cervello: prima di infilare la scheda nell'urna mi sono preso la briga e il tempo necessario per esaminare il draft proposto dal Governo uscente. L'ho trovato scritto con i piedi e articolato come una delle tante leggine che hanno reso incomprensibile buona parte della recente legislazione, da mezzo secolo a questa parte. E non ho potuto fare a meno di accendere una candelina all'altare dei defunti Padri costituenti, dotati di immensa saggezza e di una precisione assoluta ed encomiabile nell'articolazione dei principi della nostra Legge fondamentale del diritto. Mi dispiace soltanto di non aver fatto in tempo a comunicarvele quelle mie cose che, però, ho pubblicato su altre fonti di stampa. Secondo me, con quel rigetto i miei connazionali hanno salvato qualcosa: il loro futuro. Qualcuno (troppi, in verità. Tipo: FT, la stampa e la finanza internazionale,  Draghi, Obama, Merkel, etc., etc.) hanno raccontato le favole sugli effetti dirompenti del "No" (come sulla Brexit, su Trump e sul "post-truth"). Infatti, dal 5 dicembre le Borse se la ridono alla grande, e i problemi delle banche marcescenti italiane erano tutti là, ben prima che un protagonismo politico eccessivo lanciasse la sua.. madre di tutte le riforme (ricordate Saddam Hussein?). Certo, io come negazionista fui in pessima compagnia, ma molti della compagine a me opposta non erano di certo meno inguardabili! Niente nomi e cognomi, per carità! Ma, Voi, i protagonisti li conoscete tutti. Personalmente, avrei voluto che il pubblico dibattito televisivo, mediatico e gutemberghiano avesse lo stile e la nobiltà dialettica dei tempi passati, quando l'Italia era ancora un Paese bellissimo che seppe guardare con lucidità, determinazione, creatività, intelligenza e ironia alla sua ricostruzione, dopo il devastante terremoto nazionale della guerra civile post fascista che fu la coda avvelenata del Secondo Conflitto Mondiale.  Ciò che da troppo, moltissimo tempo (e qui mi arrabbio come e più di Gaber con il suo "Io non mi sento italiano"), ci rende lo zimbello del mondo sono proprio le nostre classi dirigenti e politiche che da mezzo secolo a questa parte hanno letteralmente divorato il futuro delle vecchie e nuove generazioni, a causa di un immenso debito pubblico, della corruzione e criminalità dilaganti, della demeritocrazia sistemica e dell'assistenzialismo, fondati sull'identità clientelare e servile, che hanno brutalmente azzerato e distrutto la nostra fragile identità post-unitaria, rendendoci ridicoli agli occhi della comunità internazionale e dell'Europa sul piano della serietà e dell'affidabilità. Da tutto ciò escludo (arbitrariamente? E così sia!) noi stessi e le Forze dell'Ordine, per il senso dello Stato da sempre dimostrato!  Proprio Noi italiani che prima dell'Euro facevamo paura alla Germania per capacità produttiva e creatività. Noi che potevamo acquistare fino al 2001 una casa alla metà esatta del prezzo poi praticato nel 2002 a soli pochi mesi dall'entrata in vigore della moneta unica. Noi che pagavamo in £ un kg di nostri ottimi agrumi (ormai distrutti dalla Pac, o Politica Agricola Comune!) a 1/3 dell'odierno prezzo in euro. Noi che... Riempite un po' voi i puntini e fate, se potete, un bilancio, mettendo sul piatto quanto abbiamo perduto e ciò che abbiamo guadagnato. Ora, viriamo un po' e puntiamo al bersaglio grosso. Sapete quale è la differenza tra "innovatore o novellatore", in cui il secondo prende più semplicemente, nella vulgata popolare, il nome di Cantastorie? Colui, cioè, che converte in romanzo nazionalpopolare gli eventi storici effettivamente accaduti, illustrandoli attraverso semplici disegni e pitture a un pubblico ristretto, turbolento e rissoso del teatro dal vivo. Oggi, grazie alla spropositata galassia gutemberghiana, alla tecnologia digitale, ai social dilaganti e onnipresenti, ai media di ogni tipo, la stessa strategia passa attraverso "slides" e altre magie multimediali per essere comunicata a decine di milioni di spettatori che, al contrario di ieri, sono passivi, non interagenti e solo molto raramente chiamati a esprimersi con un voto popolare. Tuttavia, cambiano radicalmente i mezzi ma non gli scopi della comunicazione addomesticata, che rimangono sempre gli stessi, nel passato come nel presente: la falsa narrazione "ad usum delphini". Non importa che sia vera, ma soltanto che l'ascoltatore ignaro la creda tale. Così, il mantra recitato da e per l'establishment di "Tout-va-bien-Madame-la-Marquise", di cui la casta e i proponenti della riforma appena cassata ci hanno inondato a perdifiato, fino a toglierci ogni minimo spazio di riflessione e meditato silenzio, è stato miseramente cancellato alla prima piena elettorale. Infatti, chi non la conta giusta, prima o poi, finisce simbolicamente al rogo, quando la stragrande maggioranza dei cittadini elettori soffre i morsi della crisi e della disoccupazione dilagante. Né hanno aiutato i Funamboli della Parola le statistiche ammaestrate che non danno conto delle persistenti, pessime prospettive di lavoro per giovani e fuoriusciti cinquantenni, espulsi dalle attività produttive per delocalizzazioni, fallimenti, strozzinaggio da parte delle mafie criminali e della fiscalità generale. Il castello di carte della Grande Affabulazione non ha retto, infine, la tempesta dello scontento del cittadino comune che, a causa di una tassazione da record mondiale, paga a peso d'oro servizi pubblici da terzo mondo, confrontandosi quotidianamente con un welfare inesorabilmente declinante e con realtà urbane sempre più degradate, immiserite e violente, devastate da un'immigrazione incontrollata e disperata. Così, per tutti i suddetti motivi, l'Imperador di turno ha subito l'onta di un "No" oceanico che lo ha spinto a chiedersi come mai fosse tanto odiato dagli italiani. Semplice: hanno capito il suo gioco. Perfido e perverso. Sottile, ma del tutto trasparente, intellegibile anche a un bambino. Non si cavalca impunemente, infatti, il dragone fiammante della "post-verità" accusando gli altri di "populismo", pur praticandolo fino in fondo con "mancette" preelettorali di ogni tipo, elargite ai diciottenni, agli impiegati pubblici, ai pensionati e a tutte le altre categorie che costituiscono gli azionisti privilegiati di una sinistra storica statalista e antimeritocratica. Pessimi imitatori del Machiavelli, nostro famoso avo, hanno creduto di rompere l'accerchiamento populista dell'odio anti establishment, tentando di autoriferirsi un auspicato successo oceanico di un "Sì" che si voleva anticasta. Cosa che avrebbe accreditato i vincitori come leader di caratura mondiale, alla stregua della Merkel di cui aspiravano a candidarsi come successori, grandi riformatori e ricostruttori di una Ue rinnovata (di cui ci sarebbe pur tuttavia un gran bisogno!). Il gioco di magia è stato di voler disputare una finta partita anti establishment per creare dal nulla una nuova casta privilegiata di rottamatori-normalizzatori. Infatti, il laboratorio politico ora dismesso intendeva dare vita al prototipo di una nuova classe di mediatori "illuminati", cerniera esclusiva tra potere e popolo, privando contestualmente quest'ultimo degli strumenti democratici di selezione delle élite dal basso, con la fondata convinzione che tutto ciò non servisse più: bastava affidare anima e matita copiativa nelle mani dei nuovi "eletti"! Il piano era ben congegnato, in fondo, da quelle menti fini che stanno nei santuari finanziari che governano il mondo: una volta approvata la cassata riforma costituzionale maritata all'Italicum e a un Senato telecomandato dagli eletti locali della sinistra maggioritaria, il controllo sull'intero sistema politico-economico italiano sarebbe stato totale. Grazie a un Parlamento limitato a una sola Camera, una volta ottenuta la fiducia, il Governo avrebbe preso possesso di tutte le leve del potere, nominando propri fiduciari nei posti di comando dello Stato, come degli Enti economici più importanti e delle banche. Il nuovo Capo del Partito della Nazione avrebbe così potuto far eleggere a proprio piacimento i Presidenti della Repubblica, riformando a maggioranza semplice la Costituzione laddove ritenuto opportuno e politicamente conveniente, facendosi poi approvare le modifiche con campagne referendarie demagogiche e populiste. Questo e molto altro avrebbe potuto fare il nuovo Leader Maximo, se la saggezza popolare non lo avesse fermato per tempo, ostacolando forse per sempre le oligarchie che pretendono di governare il mondo con la forza del denaro. Sono un perdente, complottista da bar dello sport, fobico e visionario? Boh.. Non spetta a me giudicarmi. Io, con altri 20 milioni di cittadini, ho vinto. Fine partita. Per ora..

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