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Politica: Popolo antisistema

Pubblicato in Politica

Che cos'è dunque il.. "Popolo"? In questo caso, la risposta non può che essere "La Mucca nel corridoio" di Bersani. Leggendo la stampa estera, mi meraviglia trovare da molto tempo negli editoriali dei nostri maggiori commentatori politici una copia conforme di quei giudizi non informati, in violazione del sacro principio di realtà. Tutti costoro, infatti, prima e dopo il risultato del 4 marzo, hanno continuato a parlare di Movimenti o Partiti "antisistema", trasferendo per induzione tale concetto a decine di milioni di elettori che li hanno votati. Quindi, che si fa? Li riteniamo tutti costoro degli.. eversori? Oppure, come suggerisce De Bortoli, i giornalisti del mainstream, italiani e stranieri, dovrebbero fare un mea culpa collettivo per essersi blindati nei palazzi e aver fatto i ventriloqui di una classe politica e dirigente totalmente autoriferita, che non ha più nessun punto contatto con il mondo reale del disagio crescente delle classi medie e popolari? Nessuno di loro che abbia veramente capito la profonda trasformazione in atto nell'opinione pubblica italiana ed europea. In tutte e due i casi, infatti, la fuga da una realtà sempre spiacevole è quella di non decidere, mettendo fuori della porta i problemi della gente comune. L'arma della rivolta elettorale ha due colpi ben precisi nel caricatore: il primo, nel caso dell'Italia, mira a colpire al cuore i Partiti del sistema, come Fi e Pd transitando in un solo passo dal bipolarismo al bipartitismo. E questo a causa della non intercambiabilità del leader storico forzista, costretto a subire la scalata al suo elettorato da parte di un contendente giovane, carismatico e aggressivo che nulla ha a che fare con la storia berlusconiana, come invece fu con Bossi e poi con Maroni. Lo schema che si è innescato con la controversa elezione dei Presidenti delle due Camere indica una cosa chiarissima: il prossimo passo fondamentale sarà quello di mettere a punto una legge elettorale bipartitica e andare a nuove elezioni secondo lo schema Maroni, che vede assommare all'appuntamento di maggio 2019 per le elezioni europee il contestuale scioglimento anticipato del Parlamento appena insediato. Questo, e non altro, è il vero obiettivo strategico che mette tra parentesi le imminenti consultazioni del Capo dello Stato. Del resto, le ipotesi combinatorie di un'alleanza a due tra Cdx, Csx e M5S sono solo tre, più due eventuali soluzioni monocolore con appoggio esterno e soltanto uno con "dentro tutti". Ma la scadenza del 2019 sarà ben più importante del Maggio francese del 1968, perché una vittoria sovranista in Italia potrebbe essere duplicata (e questo sarebbe il secondo colpo tirato dal popolo sovrano!) da una analoga in Europa, che metta alle corde la sovrastruttura burocratica di Bruxelles e renda possibile la modifica a maggioranza delle parti più scomode dei Trattati, concepiti su misura per un'Europa germanocentrica. Probabile, quindi, che si vada nel breve termine a un Governo del Cdx, con appoggio esterno del Movimento di Grillo su di un programma di pochi punti, ovvero: tenere in equilibrio i conti; incentivare l'occupazione "sana" e il lavoro giovanile; ridurre moderatamente la tassazione sul reddito da lavoro; fare una nuova legge elettorale che privilegi il "Bipartitismo"; chiudere la Legislatura in tempo per l'election day di maggio 2019. Di Maio terrebbe così tutti sotto tiro correndo un minimo rischio di coinvolgimento.