Venerdì, 19 Aprile 2024 02:03
Pubblicato in Società

di Elisa Petroni e Tommaso Mestria 

Oggi vi presentiamo Alfonso Ernesto Navazio (ndr).

 

Classe 1958, una laurea in Ingegneria Civile, Sezione Trasporti – Gruppo Strutture. Si occupa di politica fin dai tempi dell’università e, iscritto al PSI, entra a far parte del Comitato Direttivo di Sezione, a Melfi. Consigliere comunale per due volte, nel suo comune, riveste anche la carica di vicesindaco. Nel maggio 2001, a capo di una coalizione di centrodestra, viene eletto sindaco di Melfi, che guiderà ininterrottamente per cinque anni. Dal 2004 al 2009 ha rappresentato la Regione Basilicata in seno all’Assemblea Nazionale dei comuni italiani. Viene rieletto sindaco nel 2006. Due anni dopo è nominato Commissario Straordinario del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Potenza prima, successivamente confermato nel settembre 2008 quale Commissario restando in carica fino al 28 febbraio 2010, data in cui si dimette per l’accettazione della candidatura al Consiglio Regionale di Basilicata, nella lista “lo Amo la Lucania”.

Cosa ha lasciato in eredità la sua precedente amministrazione? E cosa lascia quest’ultima?
E’ difficile fare un elenco e soprattutto darne una priorità. Tuttavia c’è un dato che difficilmente può essere smentito e di cui ne vado fiero: avere lasciato una città “indipendente” dai poteri politici forti e per questo “orgogliosa”, il contrario di quest’ultima che fa della sudditanza politica regionale e nazionale il proprio cavallo di battaglia.

E’ possibile riunire tutti i gruppi alternativi all’attuale amministrazione per costruire una coalizione di governo per la città di Melfi?
E’ nell’ordine delle questioni da affrontare nei prossimi mesi. Più di gruppi politici parlerei di uomini e donne di buona volontà che si mettono al servizio di un’idea condivisa per la prospettiva di una Città vivibile, Dinamica, aperta e solidale (il nostro progetto si basa appunto sull’acronimo CiviDas). Un progetto sempreverde che al di là dell’acronimo già conosciuto dai miei concittadini, perché introdotto dalla mia amministrazione, dà l’idea di ciò a cui ogni comunità dovrebbe sempre tendere. Un progetto, quindi il collante di questa ipotetica coalizione, più che il colore politico. Occorre essere alternativi nel senso della prospettiva verso cui tendere e del metodo con cui tentare di realizzarla. Un metodo che nei fatti e non nei proclami coinvolga ed appassioni facendo sentire tutti parte del processo oltre che del progetto.

Per Melfi, oltre all’eccellenza della Fiat, su quali altri settori indirizzare investimenti innovativi e utili per la comunità? Quali saranno i vostri punti programmatici su questo? Quali sull’abbattimento della tassazione e della sburocratizzazione?
I comuni devono occuparsi dei propri cittadini, rispettando le funzioni loro attribuite dalla legge. Spesso ci si vuole sostituire alle competenze proprie di altri Enti finendo per scimmiottare assessorati regionali (con enorme dispendio di risorse). I comuni devono garantire efficienza ed efficacia nella gestione dei servizi somministrati, puntare sulla trasparenza, stimolare la partecipazione. “Il pubblico sono io”, non uno slogan ma una consapevolezza. I nostri punti programmatici? Presto per elencarli ma con certezza posso dire che sarà premiato il REALISMO. E’ facile promettere e spesso conviene. Ma chi si candida a guidare un Paese, non importa quanto sia grande, deve mostrare, al contrario, misura e senso di responsabilità. Penso ad una campagna elettorale basata non su quello che gli altri non hanno fatto ma su ciò che noi riteniamo debba esser fatto.

Cosa ne pensa dello strumento delle primarie? A centrodestra urge selezionare una nuova classe dirigente e attraverso questo strumento si potrebbe agevolare. E’ d’accordo?
Le primarie? Nel centrosinistra si sta perdendo il fascino, nel centrodestra se ne sente la necessità. Troppi anni sono state usate e quindi ad un certo punto manipolate dai primi, troppi anni le hanno snobbate e quindi disincentivate i secondi. La verità è che le primarie, quelle vere, presuppongono l’esistenza di una classe dirigente e di un fermento e dibattito politico oggi quasi del tutto assente. Mancano i luoghi della discussione, manca la discussione. Come si individuano, dunque, i potenziali sfidanti? Mettiamo un annuncio? Ricorriamo alla rete? Facciamo salire dal basso la “resistenza valoriale” liberale e poi ne parliamo.

Uno stato “pesante” che spende e spande. Secondo lei eliminare le società partecipate può essere un primo passo verso la riduzione della spesa pubblica?Sicuramente le duemila e passa società partecipate rappresentano una fetta enorme di spesa pubblica e dunque un peso da controllare. Il buon senso suggerisce di eliminarle. Ma come sempre non occorre fare di tutta l’erba un fascio! Nel panorama delle società pubbliche esistenti ce ne sono alcune con caratteristiche imprenditoriali di valore, meritevoli di essere mantenute in piedi, al contrario di quelle che sono servite e servono tutt’ora, solo a “sistemare” i trombati della politica (non vuole essere un luogo comune ma tant’è!). Su quest’ultime di certo nessuno tentennamento!

Amministratori locali come forza trainante di un centrodestra rinnovato che possa presto tornare vincente. Concorda?
Come si fa a non concordare? Abbiamo assistito in questi ultimi anni ad una deriva della sua classe dirigente, più propensa al proprio posizionamento politico che alla trasmissione di valori liberali. Il caso Basilicata ha rappresentato un caso di scuola : un cerchio, poco magico, che per salvaguardare i propri destini ha abiurato i propri valori, lasciandosi contaminare dalle forze di governo e diventando in tal modo poco credibile come forza di opposizione.

 

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