Giovedì, 18 Aprile 2024 21:44
I rappresentanti dei Leoni d'Italia e gli esponenti dello schieramento della Lega Salvini si sono dati appuntamento davanti a una platea di centinaia di persone all' hotel Pisani sabato 5 settembre per il primo incontro programmatico, realizzato in piena sicurezza e ambienti gestiti in conformità alle norme anti Covid, del candidato regionale Michele Martucci. 
Le idee da mettere in campo per convincere i cittadini campani a voltare pagina, ma anche la strategia per la campagna elettorale nelle poche settimane che mancano al voto per le regionali sono stati tra gli argomenti trattati all' incontro  organizzato dal candidato della Lega  Martucci, da Pasquale 
Merola segretario nazionale dei Leoni d' Italia e da Gaetano Ienco, coordinatore della Regione Campania.
 
Durante la conferenza si è discusso dei grandi temi della politica locale e regionale,  tracciati su tre linee programmatiche:
- Dal rilancio culturale, turistico, economico con la conseguente creazione di posti di lavoro nel breve e nel lungo periodo.
Rivalutando il litorale domizio. 
Enormi spiagge, uniche per suggestività, stanno scomparendo per fisiologica erosione.
Puntando su Castel Volturno che, con i suoi 72 Km quadrati e 27 Km di costa, grazie alla sua incantevole pineta, dovrebbe rappresentare il fiore all’occhiello dell’intera regione.
 
- Dal patrimonio storico-artistico-archeologico.
La Reggia di Caserta, unica al mondo, l’anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, secondo solo al Colosseo,
Francolise con le Ville Romane, il Museo Archeologico dell’antica Capua, Cales, Teanum Sidicinum, Sessa
Aurunca, Aversa, l’agro Atellano, rappresentano scrigni mai aperti che custodiscono la nostra storia.
 
"Il nostro patrimonio naturalistico è meraviglioso, eppure i suggestivi paesaggi dell’alto casertano sono
abbandonati a se stessi.
Raggiungere il Matese, poi, con l’attuale sistema stradale rappresenta un’impresa titanica". 
- Dall’intera filiera agroalimentare campana che è in crisi profonda.
"Le nostre specialità tipiche locali sono state abbandonate (fragole di Parete, castagne di Roccamonfina, lupini
di Vairano, etc.).
Rispetto al nostro oro bianco, la mozzarella di bufala della Provincia di Caserta, rinomata in tutto il mondo, si
assiste ad un attacco frontale alla nostra produzione autoctona".

Dire che oramai l’atmosfera del nostro povero Pianeta ha raggiunto livelli di inquinamento inaccettabili per assicurarci una futuro vivibile purtroppo sembra un frase scontata. Du seguito un po’ di cronologia sugli accordi internazionali in ambito climatico. Nel 2008 il Parlamento Europeo dopo lunghi studi, approvò il pacchetto clima-energia allo scopo di conseguire gli obiettivi che l'UE si era fissata per il 2020: ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili. Il pacchetto comprendeva provvedimenti sul sistema di scambio di quote di emissione e sui limiti alle emissioni delle automobili. L’accordo venne chiamato “Pacchetto clima-energia 20-20-20”, varato come detto dall’Unione Europea nel 2008 e recepito dai Governi nel 2009. Per fare ciò si doveva abbandonare l’idea di crescita del PIL come misura principale del progresso. Occorrerebbe concentrarsi su ciò che più conta per l’uomo: salute, felicità e ambiente. Questo nuovo modello di crescita non solo allevierebbe il nostro Pianeta dalla pressione insostenibile a cui è sottoposto, ma renderebbe anche possibile la realizzazione della trasformazione energetica di cui abbiamo bisogno. Correva sempre l’anno 2009 che il Regno Unito emise una prima bozza di legge “New Deal Green”, un complesso documento a cui parteciparono importanti nomi della politica, della cultura, dell’economia e dell’ambiente dove erano state raccolte varie proposte per affrontare il problema del “global warming”, la crisi finanziaria mondiale e l’incremento smodato dell’utilizzo dei combustibili fossili il cui consumo genera inquinamento dando luogo alla effetto-serra e al buco nell’ozono. Quest’ultimo si è formato nelle zone polari perché, anche se è vero che lì la fascia d'ozono è più spessa , esso si riduce a una velocità maggiore perché sono meno esposte all'irraggiamento solare. (https://www.ecoage.it/bucoozono. htm). Il New Deal Green ha preso spunto dal New Deal roosveltiano ideato per far fronte alle problematiche della Grande Depressione degli anni trenta. Successivamente, nel 2014 l’UE stabilì di ridurre le emissioni globali di gas serra del 40% e per l’Italia del 32%, entro e non oltre fine 2030. L’argomento è stato affrontato in sede ONU più volte ma solo nel 2015 con L’Accordo di Parigi si giunse a un risultato. Esso fu siglato dagli stessi stati firmatari della Convezione Quadro degli Stati Uniti sui Cambiamenti Climatici del lontano 1992, ove si parlava di progetti per l’utilizzo di investimenti finanziari in fonti di energia rinnovabili (luce solare, vento, maree, potenza delle onde acquatiche ed energia geotermica) e misure di defiscalizzazione per incentivare l’utilizzo delle stesse e ora ha assunto un valore giuridico. Gli Stati Uniti purtroppo, dal 2019 sono usciti dall’accordo. Arrivando ai giorni nostri, da quest’anno gli stati membri dell’Unione Europea dovranno seguire le linee guida del nuovo Accordo Verde Europeo; per raggiungere questi tre obiettivi Il Parlamento Europeo ha voluto che l’UE si impegnasse, alla conferenza delle Nazioni Unite COP25 di dicembre scorso, per un accordo che stabilisca i parametri per una riduzione a zero delle emissioni di gas a effetto serra, progressivamente da qui al 2050: zero emissioni, energia sicura a prezzi accessibili, trasporti più intelligenti e cibo di alta qualità. Il patto climatico europeo verrà lanciato a marzo prossimo. Così alcune parole delgi interventi: “Nel 2020 lo European Green Deal sarà la nostra nuova strategia per la crescita. Ci consentirà di ridurre le emissioni e di creare posti di lavoro.” - Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea; “Proponiamo una transizione verde e inclusiva che contribuirà a migliorare il benessere delle persone e a trasmettere un pianeta sano alle generazioni future.” - Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione europea. La Commissione Europea ha stabilito la “dead-line” per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e, tra le altre cose, un fondo finanziario per una transizione equa, un piano globale su come raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030 di almeno il 50-55%. La Banca Europea per gli Investimenti ha deciso, col voto favorevole anche dell’Italia, di non finanziare più i progetti che hanno come elemento principale il carbone e il petrolio a partire dalla fine del 2021. La scienza è chiara: si deve limitare l’innalzamento della temperatura a 1.5 °C e invertire la rotta che sta portando la Terra verso il collasso del suo ecosistema o rischiamo di perdere tutto. Il Green New Deal per l’Europa non consiste solo in piccole riforme per la tutela dell’ambiente. È un investimento sul futuro delle nostre società perché decarbonizzare le nostre economie significherà sviluppare tecnologie radicalmente nuove. La Commissione Europea riesaminerà e potenzialmente rivedrà tutte le misure legislative pertinenti a realizzare questa rinnovata ambizione. Uno dei temi centrali sarà l'economia circolare, un sistema economico volto a eliminare gli sprechi e l'uso continuo delle risorse. I sistemi circolari impiegano il riutilizzo, la condivisione, la riparazione, il rinnovo, la rigenerazione e il riciclaggio per creare un sistema a circuito chiuso, riducendo al minimo l'uso di input di risorse e la creazione di rifiuti, inquinamento ed emissioni di carbonio; mira a mantenere i prodotti, le attrezzature e le infrastrutture in uso più a lungo, migliorando così la produttività di queste risorse. Tutti i "rifiuti" dovrebbero diventare "alimenti" per un altro processo: un sottoprodotto o una risorsa recuperata per un altro processo industriale o come risorse rigenerative per la natura, ad es. compostabili (vedi i rifiuti utilizzati per produrre termoenergia). Questo approccio rigenerativo è in contrasto con la nostra tradizionale economia lineare. In Italia, Il Governo Conte bis, in rispetto delle urgenti misure richieste dall’UE, ha emanato il DL Clima del 14 ottobre 2019, n. 111, Programma Strategico Nazionale per contrastare l’emergenza climatica e ambientale. Il nostro Paese ha promesso che presto taglierà le emissioni di CO2 di circa la metà di quello che occorrerebbe per cercare di centrare gli obiettivi definiti dagli Accordi di Parigi. Anche se è vero che il nostro Governo prevede di chiudere le centrali a carbone entro il 2025, in Italia il ruolo del metano è ancora centrale. “Il metano è il peggiore tra i gas serra che dovremmo saper controllare: secondo uno studio pubblicato su Science, il settore delle estrazioni ne disperde in atmosfera 13 milioni di tonnellate l'anno, il 60% in più di quelle stimate dall'Agenzia Usa per la Protezione dell'Ambiente”. (fonte –FOCUS). Restiamo, quindi, in attesa di nuovi sviluppi per questa preoccupante situazione.

Chi siamo dunque Noi? Il problema epocale è quello della fusione a freddo (per quella a caldo ci sono le guerre, come quella contro il nazifascismo!) dei sistemi della rappresentanza popolare. Ed è chiarissimo come ormai il sistema della democrazia rappresentativa liberale si sia rivelato completamente fallimentare e di fatto ingestibile. L'elettore non determina quasi nulla, quando gli è concesso di farlo. Vedi oggi ciò che accade con l'attuale coalizione di governo ad escludendum (a danno di Salvini) che vuole impedire a ogni costo il ritorno alle urne nel timore fondatissimo di una vittoria dilagante della Lega. Anche qui: a norma di Costituzione, l’attuale maggioranza governa legittimamente pur essendo forte minoranza nel Paese e ha i numeri in Parlamento per decidere quale debba essere il contenuto dell’imminente riforma elettorale, confezionata su misura per danneggiare la scontatissima vittoria del centrodestra. Perché, tra le riforme costituzionali non più rinviabili non si parla di radicale riscrittura della Costituzione del 1948 (con particolare riguardo all’introduzione della riserva di 2/3 per l’approvazione delle leggi elettorali) attraverso la convocazione di una Assemblea Costituente che lavori in parallelo a un Parlamento ordinario il quale, nelle more, si veda autosospeso il diritto ad azionare il ricorso all'Art. 138 Cost. che prevede la procedura per emendare la vigente Costituzione? Ma c'è molto, veramente molto più di questo in ballo. Il multilateralismo, totem indistruttibile del politically correct, ci lega le mani per qualunque decisione autocratica che impedisca ai Poteri forti che fanno riferimento a Bruxelles e Wall Street di trattare il mondo come se fosse una loro miniera d'oro da sfruttare senza regole e controlli di sorta, favorendo le migrazioni indiscriminate di massa per dare al capitale popoli affamati e disposti a tutto per sopravvivere, tranne che a caricarsi della responsabilità storica di fare la rivoluzione nei Paesi di provenienza per liberarsi da regimi e da dittatori corrotti (al servizio vedi caso proprio di quei Poteri Forti globali e acefali), riconquistando così per sé le immense ricchezze naturali di cui quei loro continenti (v. Africa e America Latina) pur dispongono sovranamente da secoli. C'è da chiedersi, infatti perché queste nostre democrazie imbelli abbiamo perduto il senso e il dovere morale della liberazione (anche con la forza delle armi) dei popoli sfruttati e oppressi, rifugiandosi dietro Costituzioni pavide che impediscono ai governi il ricorso all'uso selettivo della forza, per fare fronte a minacce globali come il warfare non ortodosso del terrorismo internazionale, le guerre per proxy di tutte le milizie e degli Stati reclutatori che stanno dietro di loro con un scopo comune e trasversale: danneggiare ovunque si trovino gli interessi dell'Occidente per riguadagnare regni e imperi perduti. Questo lo si vede nello scontro epocale tra sunnismo e sciismo, con la ricchissima Arabia Saudita da una parte (che usa il suo denaro per foraggiare le truppe occidentali stanziate in Medio Oriente e in particolare quelle americane) e il guerrigliero Iran dall'altra, in mezzo ai quali Israele è quello che prende durissimi colpi da entrambe le parti, macchiandosi a sua volta di un eccesso di difesa ai danni del popolo palestinese con cui condivide la Terra Promessa. Ma non finisce qui. Le democrazie rappresentative sono letteralmente matite spuntate, inservibili a determinare, tracciare e contenere il raggio di azione dei nuovi uomini forti eletti, guarda caso, a suffragio popolare, come Putin, Erdogan e Trump, mentre accanto a loro il cinese Xi dispone oggi di un'immensa forza economica e di difesa con una strategia silenziosa ed estremamente efficace di conquista indolore di interi continenti, attraverso meccanismi macroscopici di intervento civile programmati nei decenni grazie alla forza totalitaria di quel regime pseudo-comunista (in realtà perfettamente confuciano!), come la Road ad Belt Initiative di cui continuiamo a non renderci conto dell'importanza geostrategica di qui ai prossimi cinquanta anni! Ecco: Putin, Erdogan, Xi, Khamenei sono i capi indiscussi dei loro eserciti e agiscono attraverso i loro Parlamenti o Assemblee asserviti, mentre Trump può muovesi rispetto a costoro con altrettanta agilità come capo supremo delle forze armate grazie a una Costituzione che glielo consente. Ciò detto: quale peso può avere l'imbelle Europa per contrastare tutto questo e opporvi una sua politica forte e unitaria? Parliamo seriamente di immigrazione, per capire la crisi interna e irreversibile del nostro sistema. Il problema vero qui da noi non sono i migranti dei barconi ma la massa davvero notevole degli overstayers, gente cioè che è venuta regolarmente da fuori con un visto qualsiasi e che, una volta scaduto quest'ultimo, non è più rientrata nel proprio Paese di origine restando quindi nello status di irregolare o clandestino (il che implicherebbe la loro espulsione immediata), facendo tra l'altro da attrattore, una volta raggiunta una minima massa critica etno-linguistica, per un'ulteriore immigrazione irregolare di propri familiari più o meno stretti. Si potrebbe risolvere in modo lineare questo problema dicendo a tutti costoro (con norma di legge!), per esempio: "avete tot mesi di tempo per mettervi in regola, documentando la vostra attuale attività di lavoro e il relativo reddito per mantenervi in Italia". Agli immigrati irregolari interessati, per di più, deve essere fatto l'obbligo di versare un contributo congruo per sostenere la parte di welfare al quale avranno diritto una volta regolarizzati. Ora: provatevi ad adottare una simile misura! Cadrebbe tutta l'impalcatura complice in cui si intrecciano gli interessi inestricabili di sfruttatori (che però hanno diritto di voto qui in Italia!) e sfruttati, dato che, come noto, questo è un Paese di molti diritti e quasi nessun dovere che sopravvive grazie alla economia sommersa e al lavoro nero (ma anche.. giallo!). Se una qualsiasi forza politica intendesse imporre con legge una procedura di regolarizzazione come quella appena accennata non sopravviverebbe al successivo voto popolare in merito a questa sua politica rigorosa di governo! Del resto, in pratica è impossibile imporre una regola simile a un Paese come il nostro che sta a galla grazie a un'assistenza famigliare e agli anziani rigorosamente garantita a basso costo dagli immigrati extracomunitari non regolarizzati (e che, quindi, garantiscono in nero le loro prestazioni a buon mercato). Quindi, che cosa rimane ai cittadini oltre a una amministrazione disastrosa (grazie anche all'immigrazione incontrollata) dei grandi spazi urbani in cui dilagano droga, incuria e insicurezza generalizzata? Il solo rimedio è di inciuciare dalla mattina alla sera, grazie alla droga legale dei social, dei talk televisivi e del sistema pubblico e privato della comunicazione mediatica, sul chiacchiericcio squallido e inconcludente della politica nostrana e dei suoi sempre più scarsamente preparati protagonisti. Ma, in fondo, che ci importa dei massimi sistemi o se le cose vanno a rotoli come l'interesse generale, quando ciascuno di noi si è costruito in qualche modo la sua bella nicchia di sopravvivenza?.

 

Si è svolta a Roma presso la sede Nazionale della LIDU, Lega Italiana dei diritti dell’uomo, una importantissima tavola rotonda sul tema “Traumatologia Pedonale in area urbana”.

Il fine è quello di sottolineare l’importanza della prevenzione e della sicurezza del pedone in rapporto al comportamento del conducente, alla manutenzione ed adeguamento delle infrastrutture e dei mezzi, oltre che alle incidenze economiche che gravano sulla comunità pari al’1,1% del prodotto interno lordo.

Di elevatissimo spessore i relatori che si sono avvicendati dopo i saluti ed i ringraziamenti del Presidente Eugenio Ficorilli, iniziando dal relatore e moderatore, Prof. Andrea Costanzo, Presidente della Commissione mobilità, prevenzione, vite e Presidente SOCITRAS Società Italiana di Traumatologia della Strada, vero punto di riferimento medico, scientifico e di ricerca, noto soprattutto per la messa a punto di vari sistemi ergonomici in collaborazione con prestigiose case automobilistiche, al fine di migliorarne la sicurezza.

Il Prof. Costanzo ha infatti illustrato l’importanza di ottenere basse velocità nelle aree urbane al fine di prevenire non solo gli incidenti, ma anche di ridurre la mortalità, specialmente dei pedoni che sono le principali vittime.

Un dato che deve far riflettere è che a 30km orari si ha una mortalità del 5% circa, in caso di investimento, mentre a 50km orari la percentuale di mortalità sale al 45% fino ad arrivare al 85% alla velocità di 65km orari.

L’illustre Professore ha poi evidenziato come le vetture sono state sviluppate per cercare aumentare la sicurezza, ma che tuttavia il fattore della velocità è e rimane determinante.

Interessante l’aspetto economico dei costi che incidono per circa 2 miliardi di euro per le spese sanitarie inerenti le vittime che potrebbero essere impiegate nella manutenzione delle strade se potessero essere risparmiate.

Ma come deve tutelarsi una vittima della strada?

L’ Avv. Giammarco Cesari, giurista e Presidente Osservatorio Vittime e/o Assistenza vittime della strada, intervenendo in seguito, ha evidenziato le problematiche legali inerenti la tutela delle vittime della strada, ma ha anche lanciato la proposta di uno sportello legale per le vittime della strada che tuteli con professionalità, sicurezza e specializzazione, coloro i quali rimasti coinvolti in incidenti.

La Dottoressa Silvia Bruzzone, della Direzione Centrale di Roma dell’ISTAT, ha evidenziato attraverso i dati rilevati dall’ISTAT, come in sono diminuiti il numero degli incidenti stradali in generale ma come nelle aree urbane dal 2012 in poi la progressione di diminuzione si sia rallentata non rientrando più in quelle previsioni che si sperava si giungesse.

Da questi dati si evincono alcune delle cause che hanno contribuito a questo rallentamento, e che sembrano avere una altissima percentuale di incidenza e cioè, l’utilizzo di alcool e droghe e la distrazione dovuta all’utilizzo di apparecchi di comunicazione che oltre a distrarre inducono gli utenti a abbandonare il campo visivo stradale con tutte le gravi conseguenze del caso.

Da rilevare dei dati importanti che indicano che mentre negli incidenti di auto e di moto si è avuta una significativa riduzione dei feriti, nessuna riduzione si è avuta per quanto riguarda gli incidenti che hanno visto coinvolto pedoni e ciclisti.

Da questi dati si evince che se da lato sono stati sviluppati sistemi passivi e attivi per la sicurezza delle vetture e delle moto, poco o nulla si è fatto per le due categorie di utenti della strada, pedoni e ciclisti.

E’ proprio nell’ottica della sicurezza dei pedoni e dei ciclisti che l’intervento dell’Ing. Paolo de Angelis, AIIT Associazione Italiana per l’Ingegneria del Traffico e dei trasporti di Roma verteva.

Dopo aver parlato di come oggi le vetture vengono sviluppate e si cerca di renderle sicure anche attraverso i famosi test che evidenziano sia le deformazioni strutturali in caso di incidenti che gli effetti che subiscono i passeggeri, attraverso manichini opportunamente monitorati, ha parlato di un progetto innovativo, presentato al Ministero delle Infrastrutture dal nome “Isola Ambientale” che prevede la costituzione di particolari aree dove i pedoni possono circolare liberamente, le vetture hanno una velocità massima di 30 kmh, con una integrazione tra piste ciclabili e aree di parcheggio.

Un progetto di cui parleremo in un articolo a parte, ma che non penalizzi nessuno, nemmeno l’automobilista che non percepirà una velocità così ridotta, come penalizzazione o peggio un sistema per far cassa, come comunemente percepisce a torto o ragione, ma sarà incentivato psicologicamente a ridurre la velocità con ovvie garanzie di sicurezza per tutti.

Una tavola rotonda di grande interesse quindi e che ha suscitato parecchie domande dal pubblico intervenuto.

A seguito del vivo interesse che ha suscitato la tavola rotonda, si è pensato di replicare dopo la pausa estiva, magari in un consesso più esteso e con maggiori ed interessanti approfondimenti

Un grande successo per la LIDU, impegnata così a pieno nel voler garantire il diritto alla vita.

 

Il politically correct? È quella nuova forma di nazipacifismo che ti vieta per legge di chiamare per nome e cognome il tuo nemico giurato. Ad es.: non puoi dire che il tuo assassino è un fanatico dell’Islam, né ribadire che gli africani e arabi sono razzisti tanto quanto noi. Credete sia una provocazione? Allora provatevi ad aprire un centro di preghiera cristiana nelle roccaforti waabite e integraliste del Medio Oriente arabo troppo ricco di petrolio per sottoscrivere la Convenzione di Ginevra sui rifugiati (scommetto che non lo sapevate)! Fanatici coranici che interpretano alla lettera un messaggio scritto quattordici secoli fa (per cui un infedele o si converte o deve essere passato per la spada, anche se nella prima fattispecie rientrano tutti i musulmani non integralisti!) massacrano cristiani e non musulmani con attentati atroci? Ebbene, bisogna definirli assassini e terroristi ma non islamici! Perché così vuole il globalizzato "Club Rad". Quello cioè dei radical chic mainstream, politically correct, globalista, multiculturalista, multilateralista e risolutamente “sans frontières” favorevole all’accoglienza incondizionata. Per cercare di analizzarne la "constituency" immaginiamo un'intervista impossibile con il “Che” (Guevara) e chiediamoglielo a lui. Sono davvero buoni questi “sinistri” al caviale del XXI sec.?

 

Immagino la sua risposta. Il Club Rad confonde e antepone gli effetti alle cause che non intende né vedere, né eliminare alla radice per quanto riguarda i popoli sfruttati e oppressi di tutta la Terra. Apre le braccia a una folle accoglienza indiscriminata di persone in fuga a centinaia di milioni dai loro Paesi di origine perché non può né vuole, dimostrandosi pavido oltre ogni pur ogni scusabile arrendevolezza, confrontarsi con le loro leadership corrotte che uccidono, depredano, imprigionano senza giusto processo masse sterminate, lasciando poi mano libera a entità esterne per sfruttare le immense risorse naturali dei loro territori, per esportare poi il denaro della corruzione nei paradisi fiscali dell'Occidente. Quindi, il Che redivo avrebbe senz'altro sviluppato e messo in pratica una moderna "Teoria della liberazione dei popoli oppressi" agendo sia dall'esterno con la formazione di milizie mercenarie, sia dall'interno con finanziamenti e passaggio di armi alla guerriglia antiregime affinché si batta contro la dittatura, in modo da rovesciare quei sistemi criminali, restituendo al popolo la parola e il governo delle istituzioni. Forse, in chiave molto più moderna, anziché armi basterebbe distribuire uno smartphone con accesso illimitato a Internet a ogni oppresso africano e latinoamericano (nati, vale la pena di ricordarlo, in continenti ricchissimi che se onestamente governati potrebbero garantire a tutti loro pace, giustizia e lavoro), mostrando quelle crude verità che i regimi dittatoriali negano e nascondono a ogni costo.

 

Poi, anziché predicare la libertà sessuale in Occidente, anteponendo l'edonismo individuale sterile ed egoista al mantenimento del tasso di sopravvivenza demografica della nostra civiltà, occorre drasticamente intervenire per ridurre la devastante crescita demografica in continenti come l'Africa in cui l'enorme saldo netto è utilizzato da dittatori e despoti per inviare verso i confini dell'Occidente enormi masse di disperati. Occorre battere il nazipacifismo onusiano e radical rivendicando al contrario il diritto all'ingerenza da parte delle civiltà tecnologicamente più progredite, per portare in quei territori devastati sicurezza, infrastrutture, risanamento ambientale, assistenza sanitaria, istruzione media e universitaria, ricostruzione dei centri abbandonati, know-how idoneo a rendere di nuovo fertili centinaia di milioni di ettari di terra diventata arida a causa del clima e di pratiche sucide di sfruttamento dei suoli. E, invece, a che cosa stiamo assistendo qui da noi? Alla condanna "Urbi et Orbi" dell'Uomo Bianco da parte di chi non conosce la Storia. La verità? Lo schiavismo di massa era praticato in Africa ben prima che noi ci arrivassimo e gli indios latinoamericani sono stati sterminati a milioni non dai Conquistadores ma da infezioni batteriche dalle quali non erano immunizzati.

 

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