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Italiani e la disciplina: una mai riuscita storia d’amore

Pubblicato in News

Governare gli italiani non è impossibile, è inutile. Non inserirò la fonte di questa citazione in quanto i più “arditi” di voi gentili lettori di sicuro la coglieranno. Ma quanto è vera questa affermazione, nei giorni incerti del Coronavirus?

Franza o Spagna purchè se magna? Ci siamo ridotti a questo? 

Dov’è Monicelli di La grande guerra a dipingere positivamente gli italiani? Proiettato da un quinto piano di un’ospedale ormai dieci anni fa; Questa la sua risposta alla nostra domanda. 

Siamo divenuti i mostri di Pasolini, i fascisti dell’antifascismo? Abbiamo abdicato al sacro per darci alla cultura permissiva del consumismo? Un permissivismo schifoso che permette tutto tranne andare contro il prodotto e il mercato.

Basti guardare le file ai negozi e la disperazione per la chiusura presunta dell’apericena. 

Perché è stato così difficile proteggere il nostro paese quando l’emergenza era appena iniziata e ora la situazione è al collasso?

Inps sentitamente ringrazia.

Basta con le domande, rischiando poi di farne di tutti i colori e, uscendo fuori dalla tavolozza, non riuscendo mai a contemplare neanche da lontano l’abbozzo di una risposta. 

La nostra penisola è uno stato che Stato non lo è stato mai e probabilmente non lo sarà mai. Gli italiani “adorano la realtà ma la vedono soltanto quando è a 10 cm dal loro naso” (E.Flaiano). Un paese buttato in mezzo alla rivoluzione del terzo settore senza mai essere passato per lo sviluppo industriale. Un sud nato in seno alla filosofia greca, da un punto di vista mai stato indipendente, con un cambio continuo di casacche e di modi, indietro con la scolarizzazione, che mantiene a causa della propria idea di base una scarsa propensione alla democrazia partecipativa e si fa schiena di una politica clientelare. A chi di solito accusa la mia amata porzione geografica sono solito dire che per i greci antichi era motivo di vanto non lavorare e oziare, naturalmente è l’atteggiamento di chi tenta di giustificarsi a tutti i costi. Il Sud persa la sua sacralità ha assunto la tipica aggressività del capitalismo sfrenato senza però aver sostituito a quei concetti di morale sacra a quella di una civiltà razionale, comprensiva e tollerante; ma soprattutto abbastanza intelligente da non seppellire i rifiuti industriali del nord. Lo comprese bene Eleonora de Fonseca Pimentel che nel 1799 vide la sua rivoluzione cadere sotto i colpi di quel popolo che pensava e sperava di aiutare, “sona sona a Carmagnola“. Ma si potrebbe benissimo citare Masaniello, quella classe politica che ha tradito il nostro sud, gli esempi si sprecherebbero; Di Maio. E quindi una classe imprenditoriale sorda e incapace di programmare superata solo da una classe politica uguale. Guai a farglielo notare, sembrano contadini, gente dura a cambiare idea. 

Del nord non posso parlare bene, perché si dovrebbe parlare di ciò che si conosce, così si gradirebbe in una prassi politica corretta; prego notare il fine sarcasmo, in quanto uno svevo dovrebbe dire a me quasi in Africa come vivere la mia vita, come consumare poi in soldoni. Il germe dell’antipolitica che se a Sud, si manifesta massimamente come una manifesta intolleranza nelle istituzioni, a Nord si manifesta in maniera di gran lunga più chic e la loro sfiducia assume più la forma di una fede nel complotto, che li rende in parte più ridicoli e meno giustificabili. 
Uno dei germi più odiosi nella media dell’opinione pubblica settentrionale è di sicuro quella del razzismo. Ora che gli sbarchi hanno finalmente lasciato la prima pagina, è bastato poco perché coloro che stanno sopra accendano subito le loro fiaccole contro i presunti colpevoli (cinesi in prima istanza) invece poi dopo la chiusura e i meridionali che scappavano verso gli affetti (non condivido la loro scelta ma non li biasimo); dimostrando la pochezza e l’autostima di queste persone che sono ricche sulle spalle e il sudore degli altri, con risorse che altre regioni ( per non parlare di altri stati) si sognano; piace vincere facile? Quando avete soldi da sprecare e lo stato non chiude le fabbriche sentirsi e fare i superiori non è così difficile, giusto? (vedi lo schifo della FIAT a Torino)

Ora concludo con due semplici concetti: anche se le autorità sono sempre state abbastanza odiabili da un millennio nella nostra penisola, stavolta dicono la verità, anche un orologio rotto due volte al giorno segna l’ora esatta; l’altro concetto da bravo partenopeo è “e io speriamo che me la cavo.“

Chiedo scusa a chi con il titolo ho ingannato aspettandosi qualcosa di più altolocato e riflessivo trovandosi dinanzi uno sfogo.

 

Nicola Quaranta