Zuckemberg ti odio! Gerusalemme ti amo!

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I Social Media sono un minaccia per la Democrazia? Sì, secco. Facebook, Google e Twitter, miti nati all'interno della ideologia digitale della Technè, dovevano essere quegli Dei in Gigabyte capaci di guarire la politica malata attraverso l'informazione aperta, con il fine nobilissimo di eradicare pregiudizi e false credenze. Come sta andando, invece? Esattamente all'opposto: abbiamo costruito l'incredibile Impero FN delle Fake News. Absit iniura verbis, però: FN è anche la sigla ben nota della formazione di destra dei Le Pen (Front National), che non ha, evidentemente, nulla a che vedere con il nostro discorso (ma sarà proprio cosi?). Siamo dunque noi i nuovi schiavi di S.M. La Technè? Quelli dai pollici abusati, mi sentirei di dire. Infatti, uno studio di ricercatori americani ha stabilito che nei paesi più ricchi i possessori di smartphone toccano lo schermo per una media di 2.600 volte al giorno! E, questi nostri tocchi, credetemi, sono informazioni molto ambite sui mercati elettronici e delle Aziende mondiali per la profilazione degli utenti. Rendetevi un po' conto di che cosa voglia dire selezionare e raccogliere nei famosi Big Data tutte le informazioni create ogni giorno da miliardi di persone! Vi presento, Signore e Signori, il nuovo, terribile Grande Fratello della Rete! Certo, sarebbe molto bello se i social network dessero una mano a far emergere la verità oggettiva, dando spazio al buon senso. Tuttavia, se la strada che conduce alla verità è piuttosto faticosa, lo è ancora di più quando contrasta con le convinzioni profonde di chi dovrebbe accettarla. Chiunque, del resto, abbia fatto un'esperienza con Facebook sa benissimo che il sistema, invece di renderlo più saggio e prudente nei giudizi, gli impila una serie di suggerimenti compulsivi che ne esaltano la parzialità e il settarismo. E, quindi, che cosa accade? Semplicemente, che chi è diviso da un'opinione o da un giudizio rimane saldamente nelle sue ragioni, senza alcuna ricerca del possibile compromesso con la visione altrui. Infatti, il sistema dei social non riserva alcuno spazio all'empatia dato che l'altro, l'antagonista, è sistematicamente tratteggiato come un mentitore in malafede, o un diffamatore. Il tutto si configura come un mostruoso vortice mentale fatto di banalità, scandali e insulti in cui le persone perdono letteralmente il bene dell'intelletto e, soprattutto, non sanno più discernere ciò che veramente conta nella società in cui vivono. Tutto ciò tende drammaticamente a discreditare l'arte del compromesso e le sottigliezze della democrazia liberale, privilegiando quei politici che parlano solo di cospirazioni e di chiusura delle frontiere all'immigrazione. Restituisco, senza commento, un esempio lampante di quanto sopra, tratto da un intervento sui social, opportunamente anonimizzato. "Ma di quale democrazia affabuliamo? Le Mafie non si combattono con il politically correct, i Tribunali di diritto comune. Davanti a uno con la pistola, credete che le parole bastino a fermarlo? Oppure che bisogna, come per il nazismo, riappropriarsi con la forza dei territori sottratti al controllo dello Stato? Basta ricordarsi del Diritto naturale: chi delinque, come Mafia siciliana, 'Ndrangheta calabrese, Camorra, etc., è Impunito di fatto. Può permettersi i collegi di difesa più cari e preparati. Può disporre di ricchezze tali da superare il Pil dei Paesi occidentali più grandi e progrediti. Può corrompere chiunque, utilizzando le Tre "S" del Demonio: Sangue, Sesso, Soldi. E tutto ciò nella misura che è più gradita ai loro dispensatori. E le Vittime?: Nel politically correct foucaultiano diventano loro i colpevoli, perché è il reo da tutelare e redimere. Gli altri facciano pure le vittime, ma non si permettano altra vendetta che non sia la giustizia lumaca (se mai verrà!) dello Stato! Un antico romano come avrebbe reagito a tutto questo? Sospendendo le garanzie del suo Stato di Diritto e applicando la legge marziale dei suoi Cesari e Prefetti, dopo aver sciolto tutte le istituzioni locali per mettere propri fiduciari al posto degli amministratori rimossi.". Informazione settaria o corretta? A voi l'ardua sentenza. Ed è così che il settarismo e la scelta identitaria (quella tra Guelfi e Ghibellini, per intenderci) contribuiscono alla fine della Dialettica. Con il risultato di discreditare (per mancanza di pratica!) le sottigliezze e le scelte di compromesso necessarie al mantenimento della democrazia liberale. Per combattere il multiculturalismo e l'immigrazione hanno sempre più peso nel mondo occidentale i politici che gridano al complotto e inneggiano al "nativimo", a protezione delle tradizioni e delle identità nazionali. Altro esempio significativo. Dopo che, a conclusione della campagna elettorale del 2016, la magistratura indipendente americana ha denunciato l'interferenza e l'hackeraggio da parte dei russi delle mail e dei files riservati della Clinton, gli americani hanno ritenuto bene di litigare ferocemente tra di loro via social, anziché schierarsi contro il nemico comune! E fu così che la Costituzione americana sulle libertà civili, destinata a difendere i cittadini da dittatori e delinquenti, ha reso insostenibile la già oltremodo scomoda posizione di Washington, aggredito dai social media. In Ungheria e Polonia, dove i vincoli costituzionali non sono così rigidi, per quanto riguarda gli obblighi di trasparenza di governanti e amministratori, la diffusione capillare dei social ha favorito l'instaurarsi di una democrazia illiberale, del tipo "chi vince si piglia tutto". In Myanmar, dove Facebook è la fonte quasi esclusiva delle notizie per molti utenti, la piattaforma relativa ha contribuito a instillare l'odio per i Rohingya, minoranza musulmana, attualmente vittima di pulizia etnica da parte del potere locale. Mandiamo per un po' a dormire Zuckemberg e passiamo al Medio Oriente. Perché le tempeste che si creano Lì si scaricano poi Qui. Insomma: "Chi" guida la roboante "Terza Intifada"? Né Hamas, né Fatah, evidentemente. Quindi, mi viene un po' da correggere il mio illustre camarade de l'Ena, Emmanuel Macron, sottolineando come, in primo luogo, il conflitto vero sia la guerra planetaria tra sunniti e sciiti, di cui l'Iran è lo Stato simbolo. Avete notato? Oltre a un vago brusio non molto fastidioso, l'Arabia Saudita è obbligata a tenere la sordina sull'argomento, come foglia di fico sui disastri (non ultimo la sponsorizzazione del peggiore fanatismo religioso fondamentalista!) che va combinando nel mondo, vedi Yemen e Libano. Nel caso di Beirut, rileva l'incredibile vicenda di Hariri e della guerra per procura contro gli Hezbollah sciiti, che il Premier libanese non sta combattendo e che solo Israele ha la capacità di vincere, nell'eventualità che la terra di nessuno controllata dai fondamentalisti si infiammi di nuovo. Poi, sempre dalle parti di Riad, c'è la questione rovente del Qatar e dello sfaldamento della testuggine marina dell'Opec, la cui politica ha mezzo rovinato la Russia e molto di più il Venezuela, grazie alle scellerate condotte del binomio folle Chavez-Maduro che solo gli Stati Uniti sembrano intenzionati a mandare a casa. L'Onu non ha nulla dire in proposito? Me c'è molto altro. Hamas è quasi del tutto fallito economicamente: la sua conduzione pauperistico-demagogica della striscia di Gaza ha ridotto la gioventù del posto alla fame e alla miseria. Chiuso da tempo il varco egiziano di Rafah (con i suoi tunnel sotterranei scavati nel sottosuolo), i fondamentalisti non sono più in grado di dotarsi di un arsenale rilevante in missili evoluti Kassam, la cui minaccia oggi non preoccupa più di tanto gli israeliani, dato che il loro sistema antimissile è facilmente in grado di annientare, subito dopo il lancio, i razzi fatti in casa da Hamas, per mancanza di finanziamenti dall'estero. Piuttosto, che fine hanno fatto centinaia di miliardi di petrodollari usciti dalle casse degli sceicchi per andare a gonfiare i depositi clandestini all'estero di non pochi leader palestinesi, Arafat in testa a tutti? Perché Hamas è incapace, oltre alla sua retorica bellicosa, di garantire un minimo di benessere e di lavoro alla sua giovanissima popolazione? E, ipocritamente, di quali "Due Stati" parliamo, se poi come dicono da quelle parti alla Palestina toccherebbero i.. "buchi" del formaggio (visto la distribuzione capillare dei nuovi insediamenti di coloni israeliani) e a quegli altri la sostanza? Perché non prendere atto che la gioventù palestinese non vuole più morire per nulla in cambio, rendendosi conto che l'aggressione a Israele, come accade da 70 anni a questa parte, non porterebbe alcun risultato utile? Già: di chi la colpa vera? Ma dell'Inghilterra e dell'Onu che nel secolo scorso dettero fuoco alle polveri mediorientali con la loro insipienza e vigliaccheria! Basta sfogliare i libri di Storia. L'Intifada è l'illusione di gioventù di molti esponenti politici di oggi e di ieri: Fatah è alla canna del gas, visto che senza i finanziamenti che le vengono dal mondo libero e da Israele non potrebbe mantenere il suo esercito di mezze maniche, con e senza divisa. Avete notato? I poliziotti cisgiordani dell'Autorità Palestinese se ne sono rimasti buoni, senza mettersi in borghese per partecipare ai disordini. E, poi: a chi la vogliamo raccontare? Gerusalemme è di fatto e da sempre la capitale politica dello stato israeliano. Non succede nulla perché Netanyahu ha vietato espressamente agli ebrei di tenere cerimonie religiose sul Monte del Tempio, togliendo al fondamentalismo arabo legna da ardere. Capiamoci bene: spostare tutte le attività diplomatiche da Tel Aviv a Gerusalemme non può che portare molto altro reddito ai tantissimi arabi palestinesi, soprattutto giovani, che lì ci vivono. O no? E, noi, vorremmo morire per Gerusalemme? Ma figuratevi! Preferiamo l'Intifada virtuale: quella dei social!

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