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L’ultimo addio di Roth al mondo e al Nobel che non c’e’

Pubblicato in Società

Ha da sempre mancato l’appuntamento col Nobel, ma non ha potuto scansare quello con la morte: in un ospedale di Manhattan, a New York, all’età di 85 anni si è spento Philiph Roth, gigante della letteratura novecentesca i cui scaffali sono stati riempiti da diversi suoi capovalori. A causare la morte è stata un’insufficienza cardiaca congestizia, una malattia cronica che indebolisce il cuore impedendogli di pompare abbastanza sangue nel corpo. Il primo romanzo “Addio, Columbus” risale al 1959 e, da allora, negli ultimi 60 anni Roth ha scritto 31 libri tra cui 27 romanzi. Ad essi si aggiunge un’antologia dal titolo “Why Write?” che raccoglie una selezione dei suoi interventi sulla scrittura dal 1960 al 2013, i quali lo hanno reso lo scrittore più celebrato d’America e, forse, del mondo. La sua Trilogia americana è ormai patrimonio letterario: “Pastorale americana” del 1997, “Ho sposato un comunista” del 1998 e “La macchia umana” del 2000. Tre storie americane ordinarie e, allo stesso tempo, tragiche ed esemplari. Nato in una famiglia ebraica di immigrati di prima generazione, Roth nelle sue opere ha rappresentato e riflettuto l’identità ebraica, l’antisemitismo e la condizione di un ebreo americano. Senza il trattino tra le due nazionalità che, nell’autore, rappresentavano un tutt’uno. Ha sempre giocato con la sua biografia e la sua identità, creando alter ego come protagonisti delle sue opere, tra cui Nathan Zuckerman, voce narrante di nove dei suoi romanzi. Moltissimi i premi letterari vinti, tra cui due National Book Award per Addio, Columbus e per Il teatro di Sabbath, oltre al Pulitzer per la narrativa per Pastorale americana. Nel 2010 Barack Obama gli ha consegnato la National Humanities Medal, la più importante onorificenza americana per chi ha ampliato la conoscenza della natura e dello spirito umano. Non ha mai vinto, invece, il Premio Nobel: una particolarità che, nel corso degli anni, è addirittura entrata nell’immaginario comune a significare un’ingiustizia subita. Roth era nella lista dei candidati da anni ma per gli svedesi era troppo scorretto e troppo irriverente per essere insignito di un tale prestigio. Ad ogni modo, Roth avrebbe mancato la premiazione anche quest’anno visto che il Nobel, travolto dagli scandali, è stato cancellato e rimandato al 2019. O forse, nonostante l’avversione dell’Accademia svedese, stavolta è stata l’anima del Nobel a volersi fermare un attimo insieme al suo eterno amico mancato.