Giovedì, 18 Aprile 2024 07:23

Il contributo di Marcello Vitiello con la tesi di laurea.

Docente di ruolo di scienze motorie e cittadinanza attiva presso l’istituto Pacinotti di Scafati ,Maestro nazionale FIT di tennis, ex consigliere regionale del comitato FIT campano e consigliere comunale della città di Oplonti dal 2012 al 2017, consegue una seconda laure all’età di 51 anni, presso L’università statale di Fisciano, facoltà di : DIPARTIMENTO DI SCIENZE UMANE, FILOSOFICHE E DELLA FORMAZIONE .

Corso di laurea magistrale in : SCIENZE DELLA VALUTAZIONE MOTORIO-SPORTIVA E TECNICHE DI ANALISI E PROGETTAZIONE DELLO SPORT PER DISABILI

Titolo tesi : DISABILITÀ, SPORT,BENESSERE E REINSERIMENTO SOCIALE NEGLI AMPUTATI TRANSFEMORALI –I CASI DI STUDIO DEL NUOTATORE SALVATORE CIMMINO E DI ALTRI AMPUTATI-(Relatrice prof Chiara D’alessio) LA motivazione fondamentale che mi ha spinto a fare questa tesi è stata sicuramente la mia pluriennale conoscenza ed amicizia con l’atleta nuotatore (amputato transfemorale) Salvatore Cimmino e con l’ing. Biomedico Nicola Vitiello. A queste devo aggiungere anche la voglia di approfondire una tematica così importante afferente anche ai miei anni di esperienza nello sport (anche in ordine a disabili), tesa peraltro a voler sensibilizzare gli Organi Istituzionali preposti oltre che a migliorare il benessere e Il reinserimento sociale delle persone con disabilità. La mia formazione socio-pedagogica è iniziata sicuramente nella pratica esperienziale, sin da tempi lontani, che potrei definire come “pedagogia da strada” per passare, successivamente, attraverso approfondimenti derivanti da studi specifici. E’ proprio da studi legati a nomi autorevoli che questo lavoro ha il suo incipit e procede sino ad arrivare a confrontarsi con i diretti interessati, i quali, a quanto pare, riescono ad essere portatori davvero speciali di messaggi sociali di rilievo, un esempio su tutti il progetto (a nuoto nei mari del globo )di Salvatore Cimmino. Purtroppo quando si parla dei diritti delle PERSONE con disabilità e non sempre nei luoghi deputati ,subito dopo i riflettori si spengono. La mia tesi si conclude con il messaggio di Salvatore Cimmino

Meno solidarietà e più diritti!

«Per non confinare la marginalità in luoghi chiusi – scrive Salvatore Cimmino – dobbiamo liberare le persone dalla disabilità per renderle pienamente partecipi della vita sociale. Una sfida che, partendo dalla sofferenza urbana, dal benessere e dalla salute mentale, non coinvolge soltanto questioni mediche, ma suscita una riflessione sulle buone e le cattive politiche, investendo la sfera del diritto di cittadinanza e lo sviluppo di una comunità pienamente democratica e partecipativa. Meno solidarietà (spesso solo a parole) e più diritti. Questa è la richiesta alla politica! Oggi vivono nelle grandi aree urbane di tutto il mondo, più di 600 milioni di persone con disabilità, oltre il 60% della popolazione con disabilità del pianeta e l’8% della popolazione mondiale, percentuali destinate a crescere. Negli ultimi anni, nelle grandi metropoli, a prescindere se situate in un Paese ricco o povero, la condizione sociale delle persone con disabilità è notevolmente peggiorata. Si è sviluppato, causa la decadenza dei valori umani, un senso di frammentazione, insicurezza e disagio che incide in maniera importante sulla condizione delle persone che vivono tali problematiche. Il problema non è solo di natura economica, con difficoltà crescenti nell’inserimento di una persona con disabilità nel mondo del lavoro, ma è anche legato al diffondersi di una povertà culturale che ha favorito l’instaurarsi di modelli compassionevoli e demagogici, dalla risposta facile, incapaci di dare soluzioni a lungo termine. Credo infatti che, sul fronte del sostegno alle marginalità, si sia sviluppata una crescita dell’assistenzialismo, definibile come una “bontà residuale”, una sorta di “elemosina” elargita sotto forma di dono, mentre io credo che assicurare il benessere delle persone con disabilità dovrebbe discendere dal diritto inalienabile ad una esistenza dignitosa.Il tema della disabilità viene trattato sempre più come fenomeno deleterio da relativizzare e ci si ritrova a ragionare di politiche sociali e di inclusione, più in consessi privati che nei luoghi deputati. In sostanza un modus agendi che trasforma una persona con disabilità in un “fantasma”, che cancella l’identità, aumenta l’insicurezza e l’emarginazione anziché favorire il dialogo e la convivenza. Oggi diventa necessario contrastare politiche sociali e culturali frammentarie: c’è bisogno, al contrario, di uno sguardo globale sul tema della disabilità. Meno solidarietà, dunque e più diritti! Il perdurare della mancanza dei Decreti Attuativi per rendere esigibili i nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), i tagli alle politiche inclusive, stanno costringendo alla chiusura molti servizi, quelli più vicini ai cittadini con handicaps, eppure continuiamo a lottare per costruire diritti e condizioni di vita più dignitose.

Come ricordava don Milani, non c’è nulla di più ingiusto che dividere parti eguali tra persone diseguali!

 

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