Salute: l'Endometriosi

  • Mar 19, 2024
  • Pubblicato in Salute

 

Fra le malattie femminili, l’endometriosi è forse u delle più temute ed, al contempo, sconosciute, complice anche la difficoltà nella diagnosi spesso formulata dopo un lungo e dispendioso percorso, con possibili gravi conseguenze fisiche e psicologiche sulla donna.

È una condizione clinica caratterizzata dalla presenza patologica dell’endometrio, ovvero la mucosa che riveste la cavità uterina, anche all’esterno dell’utero. Solitamente coinvolge le ovaie, le tube e gli altri organi e tessuti presenti nella pelvi, più raramente anche gli ureteri, la pleura ed il pericardio.

L’eziologia non è nota, ma l’ipotesi più accreditata è che le cellule endometriali, tramite mestruazione retrograda, migrino, si impiantino e proliferino nei tessuti limitrofi. Questo significa che continuano a svolgere la loro normale attività anche all’esterno della cavità uterina: si ispessiscono, si rompono e sanguinano ad ogni ciclo mestruale provocando infiammazioni croniche agli organi coinvolti e causando, spesso, infertilità nella donna (circa il 30-40% delle donne affette è sterile).

Sebbene non sia ancora presente un registro nazionale per l’endometriosi, si stima che in Italia il 10% delle donne in età fertile sia affetto da questa malattia, in una fascia di età dai 15 ai 49 anni.

I sintomi sono molto generici:

  • dolore durante il ciclo mestruale (dismenorrea) e durante rapporti sessuali (dispareunia)
  • dolore pelvico cronico
  • sintomi gastrointestinali durante il ciclo mestruale con peristalsi dolorosa
  • sintomi urologici come ematuria o stranguria.

Tutti i sintomi possono essere imputabili a numerose altre patologie quali cisti ovariche (che spesso si formano in presenza di endometriosi ovarica), sindrome dell’intestino irritabile o sindromi infiammatorie della pelvi.

Questo rende difficile la formulazione della diagnosi che, in base a studi osservazionali di piccole dimensioni, si è stimato arrivi con un ritardo di 4 -10 anni, con un conseguente peggioramento dello stadio della malattia e della qualità della vita della paziente.

La diagnosi viene formulata mediante indagini che vanno dall’ecografia alla risonanza magnetica, alla laparoscopia esplorativa ma nessuna di queste rappresenta il gold-standard per una identificazione certa. 

l trattamento è diverso a seconda dello stadio della malattia e del soggetto affetto: terapia analgesica con FANS o paracetamolo, terapia ormonale sempre per la gestione del dolore, approccio chirurgico. Quest’ultimo dovrebbe essere preso in considerazione solo in caso di fallimento della terapia conservativa. 

Maggiore è il ritardo nella diagnosi, più la patologia progredisce e maggiori saranno le probabilità che la donna debba sottoporsi ad un intervento chirurgico, spesso demolitivo (asportazione utero, ovaie, segmenti di intestino, vescica…). 

 

La clamidia è un'infezione batterica causata da un microorganismo, Chlamydia trachomatis, trasmesso sia mediante rapporti sessuali vaginali, anali o orali che per via materno-fetale. Sebbene le manifestazioni sintomatiche risultino molto lievi, al punto da non essere spesso riconosciute dalle persone affette, le conseguenze a carico dell'apparato riproduttivo, specie femminile, possono essere molto gravi. Si trasmette generalmente, come precedentemente accennato, attraverso rapporti sessuali di ogni tipo, vaginali, anali e orali. Una donna gravida infetta può, durante il parto, passare al neonato l'infezione, che si manifesta come un'infiammazione agli occhi ed all'apparato respiratorio. Risulta, infatti, una delle prime cause di congiuntivite e polmonite nei neonati. Nella maggior parte dei casi l'infezione interessa le donne, soprattutto le adolescenti e le giovani sessualmente attive. Dal 10 al 40% delle donne con infezione non trattata sviluppano la malattia infiammatoria pelvica (pelvic inflammatory disease, PID) che può condurre alla sterilità. Nel sesso maschile, l'infezione può interessare l'epididimo, causando dolore e febbre. Il danno permanente sembra meno probabile, sebbene negli ultimi anni alcuni studi segnalino una possibile correlazione fra l'infezione da clamidia negli uomini e la sterilità. Rare le conseguenze più serie, come la sindrome di Reiter, una forma di artrite sieronegativa accompagnata da lesioni epidermiche e infiammazione agli occhi e all'uretra. Le eventuali manifestazioni cliniche compaiono dopo una-tre settimane dall'infezione. Nelle donne, il batterio infetta la cervice e l'uretra, causando perdite vaginali anomale o una fastidiosa sensazione di irritazione. L'infezione si espande in forma settica, causando in alcune persone dolori addominali al basso ventre, alla schiena, nausea, febbre e perdite ematiche anche al di fuori del ciclo mestruale. Dalla cervice, l'infezione può eventualmente diffondersi al retto. Negli uomini, i sintomi possono manifestarsi con secrezioni o sensazione di irritazione e prurito. Raramente, si hanno infiammazione, ingrossamento e dolore ai testicoli. Se trasmessa attraverso un rapporto anale, può infettare il retto e provocare dolori, perdite e sanguinamenti. Se trasmessa attraverso un rapporto orale, può infettare la gola. La clamidia viene diagnosticata attraverso un esame di laboratorio effettuato su due diversi tipi di materiale: prelievo da tessuti infetti (tipicamente il tampone vaginale) e campione delle urine. Per rispondere alle necessità di una diagnosi rapida, ed all'esigenza di iniziare precocemente un trattamento in caso di sospetto clinico, sono stati sviluppati alcuni test rapidi. Oltre al soggetto interessato, è necessario che anche tutti i partner sessuali vengano testati per la presenza del batterio. Data la natura batterica dell'infezione, la clamidia è trattabile con antibiotici.