Venerdì, 19 Aprile 2024 20:40

Dylan: un Nobel di parole, consensi e critiche per il menestrello del rock

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"Come fai, sbagli" dice un vecchio detto sempre valido. Nella vita di tutti i giorni, come in questioni di tutt'altro calibro, che coinvolgono illustri premi e personaggi, storia e cultura. Stiamo parlando del Premio Nobel, o meglio, di quello per la letteratura. Anche quest'anno abbiamo un vincitore: Sara Danius, Segretario Permanente dell'Accademia Svedese, il 13 ottobre ha infatti svelato il nome misterioso. È Bob Dylan. La motivazione è la seguente: "Per aver creato nuove espressioni poetiche all'interno della grande tradizione della canzone americana". Un annuncio e una vittoria in una data molto significativa: lo stesso giorno, infatti, muore Dario Fo, collega di Nobel nel non troppo lontano 1997. Due modi di fare poesia e cultura che hanno segnato la storia. Un passaggio di testimone dal giullare al menestrello che ha commosso il mondo. Eppure, come il giullare divise l'opinione pubblica tempo fa, così fa oggi il menestrello. C'è chi si dice favorevole ed entusiasta della scelta, per motivi prettamente "tecnici" o per uno slancio emotivo e sentimentale. Molti riconoscono a Dylan il merito di aver ridato alla poesia metrica e rima, che per un secolo intero i grandi poeti avevano smontato e frammentato e che il cantante ha ricomposto, aggiungendo un sapore nostalgico e consolatorio. I sostenitori del sì chiamano in causa addirittura l'antica letteratura epica, sostenuta, ai suoi tempi, proprio dal suono di strumenti a corda. Aedi e rapsodi si servivano della musica per accompagnare le proprie opere, come le "cover" degli altri. La poesia, dunque, nasce con il suono, che ancora oggi può accompagnarla quale amante felice. Gli indignati, quelli del no, ricordano invece come già ai tempi del Nobel a Dario Fo un attore fu paragonato ad un letterato. Oggi si fa altrettanto con un cantautore. Entrambi uomini di grande spessore, ma di altra categoria. Di sicuro cultori della parola e della poesia e produttori di emozioni. Ma questo non può bastare per essere un Nobel della Letteratura, senza far rigirare nella tomba personaggi come Pirandello, Quasimodo, Hesse, Hemingway, che magari le stanno già mandando a dire dall'alto con auliche rime. In mezzo a questo polverone, nel frattempo, c'è il protagonista di tutta la vicenda, che non si è fatto sentire dopo l'annuncio, non ha ringraziato e non ha confermato la sua presenza alla cerimonia di premiazione del prossimo 10 dicembre, beccandosi l'appellativo di "maleducato e arrogante" da parte di un membro autorevole dell'Accademia di Svezia. Un Nobel per i suoi poetici versi e le sue parole in rima che, paradossalmente, non si sprecano sulla vicenda. Ancora una volta, il poeta cantautore resta un mistero - o un maleducato, per i più- e fioccano le intricate ipotesi a riguardo: alcuni hanno addirittura evidenziato come un premio concesso da una fondazione costruita sulla fortuna di un industriale degli armamenti, sia stato dato proprio a Dylan, il poeta di Masters of War, identificato come un leader dei movimenti per la pace. Che ci sia forse proprio questa contraddizione alla base del silenzio del poeta? Al momento non c'è ancora una risposta a questo enigma. Possiamo solo ingannare l'attesa con un po' di buona musica, magari proprio quella di Dylan. O forse no. A ognuno libera scelta, stavolta.

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