Domenica, 05 Maggio 2024 09:01

Cogli l’attimo”: il teatro didattico nazionale del casertano Massimiliano Dau sulle orme di Robin Williams

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di Nando Silvestri

Reinventare in chiave teatrale il ruolo di Robin Williams nel film “L’attimo fuggente” senza indulgere a luoghi comuni od omissioni è un’ impresa abbastanza ardua e complessa al tempo stesso. Obiettivo egregiamente raggiunto da Massimiliano Dau e la sua compagnia di attori giovani e brillanti che non hanno lesinato momenti di sano divertimento e acuti spunti di riflessione al deliziato e compiaciuto pubblico in sala. Per quanto concerne cinema e teatro Dau è una punta di diamante della città di Caserta, puntualmente inorgoglita  dal suo fervido fermento creativo riconosciuto, peraltro, in tutta Italia. Il regista e attore teatrale casertano noto ai più per le sue mirabili interpretazioni in noti film e sceneggiati tv al fianco di Franco Nero, Valerio Mastandrea, Massimo Dapporto, Daniele Liotti e Fabio Troiano è oramai un “Magister ludi” del teatro didattico nazionale. Grazie all’ esuberanza artistica sprigionata senza remore né esitazioni sin dai tempi delle scuole elementari, Dau è capace di stillare nel pubblico di tutte le età emozioni senza tempo con rara dovizia e vivido disincanto. Lo spettacolo che Dau ha portato in scena unitamente ai giovani interpreti della “setta dei poeti estinti” ha immediatamente stupito spettatori, docenti e studenti, spesso coinvolti nella stessa recitazione con rutilanti colpi di scena, sano umorismo e lodevole spirito critico. Il “preside Nolan”, magistralmente interpretato dallo stesso attore che nella “Commedia” di Dau recita Virgilio, incarna la superbia di una sottocultura educativa arida, algida, sciatta e retrograda che riduce le emozioni, la creatività e la libertà di pensiero a mera irrazionalità. Dietro un velo di opaco perbenismo, vile ostruzionismo e stonata intransigenza accademica Nolan sacrifica senza pudore alcuno le profondità dell’animo umano, il lucido discernimento, la sensibilità artistica e il salace acume di esseri pensanti come il figliolo. Valori autentici ed intramontabili ai quali anche la scuola moderna e l’attuale sistema formativo universitario sembrano non di rado abdicare in favore dello sterile materialismo, dell’ individualismo, delle prelazioni e delle esecrabili rendite di posizione riferibili a prebende politiche, baronati e mercimoni accademici. Dunque, esiste un “tempo per il coraggio e uno per la cautela”, sostiene il “professore Keating” interpretato con ardore da Massimiliano Dau. Un coraggio che potrebbe identificarsi con l’esigenza di respingere con somma saggezza e impetuosa coscienza gli assiomi e i corollari sdoganati da certi libri di testo, media prezzolati, istituzioni tributarie che affamano i contribuenti attraverso sofismi giurisprudenziali e orientamenti sperequativi  e dalla mala genia di  tutti coloro che ostentano la custodia della “verità” nelle proprie tasche bisunte o grondanti di sangue. Quindi basta recepire con estrema “cautela” la realtà che ci viene propinata con formule bieche e sinistri disegni di asservimento per scongiurare in qualche modo l’annichilimento endemico ed onorare quotidianamente la propria dignità. Il messaggio lanciato da Dau è rivolto agli studenti che dovrebbero apprendere l’arte di coltivare con certosina pazienza i propri sogni, le proprie aspirazioni  ed essere in ogni istante i protagonisti principali della propria realtà. A tale scopo non basta ingurgitare pletore di nozioni statiche e amorfe imposte da libri vuoti e tendenziosi, ma è necessario vivere appieno l’esistenza, cogliendone ogni singolo istante ed evitare in ogni modo di delegare emozioni, sentimenti, entusiasmi, interessi ed Idee a finti profeti. Il messaggio consegnato dal professor Keating (Massimiliano Dau) ai suoi attuali colleghi è invece incentrato sulla necessità di “lasciare un segno” nella personalità di allievi e discenti affinchè sacrifici e fatiche non vengano vanificate da ipocrisia e vanità. Gli edificanti precetti celati dai versi di una poesia e dall’esperienza  devono essere metabolizzati alacremente dagli studenti,  allo scopo di superarne coraggiosamente limiti e dimensioni senza pregiudizi di sorta. Insomma, l’avidità di essere e quella di sapere si identificano per incanto, implicando rischi che bisogna assolutamente correre per ergersi e rompere il silenzio. Questi, gli echi dei dialoghi articolati con sapiente maestria dai giovani attori della compagnia suddetta tra i quali spicca una leggiadra figura femminile degna di nota per garbo e distinzione. Gli applausi fragorosi e scroscianti rivolti a Dau e alla sua nobile missione risuoneranno sino a quando mordere il midollo della vita sarà l’unica alternativa alle tenebre della rassegnata desolazione.

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